Brunetta mette i sindacati alla porta

Ai dirigenti il potere di decidere sul personale senza trattare

Dirigenti pubblici come manager privati nella gestione del personale. La novità era già prevista dal decreto 150/2009, il provvedimento cardine della riforma della pubblica amministrazione di Renato Brunetta. Ma i sindacati l’avevano bloccata, attraverso ima serie di ricorsi che hanno fatto presa presso tanti tribunali italiani. Ora con un decreto correttivo del 150, il ministro Brunetta, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, prova a metterci una pezza. Cercando di uscire dall’angolo in cui le contingenze lo hanno stretto.

ItaliaOggi del 19 Gennaio 2011

ItaliaOggi del 19 Gennaio 2011

Ci sono infatti amministrazioni di prestigioso, Presidenza del consiglio dei ministri e dicastero dell’Economia, che si sono sfilate dalla riforma in nome di una specificità di mission; c’è il blocco triennale dei contratti, che impedisce di attribuire premi per il merito ai dipendenti; e poi ci si sono messi i giudici che la danno vinta ai sindacati, ligi nel rispetto formale della norma e sempre con il coltello tra i denti. Una situazione non facile per il ministro della Funzione nubblica. Che è statastigmatizzata nei giorni scorsi anche dall’Agdp, l’associazione dei giovani dirigenti delle pubbliche amministrazioni guidata da Pompeo Savarino, che da tempo caldeggia una riforma vera della macchina amministrativa. «In un momento in cui il settore privato definisce sistemi di regole chiare e vincolanti sulle risorse umane», hanno scritto i giovani dirigenti in una lettera aperta a Brunetta, «il pubblico avrà come unica certezza il taglio lineare delle risorse, l’incertezza delle regole e un
contenzioso in crescita».
Il nuovo decreto, se riuscirà a superare gli scogli dell’esame preventivo di Palazzo Chigi, fa una sorta di restyling formale del 150, elimina i dubbi interpretativi che aleggiano sul dispositivo e che hanno dato sponda ai sindacati per dire che no, quella norma lì non poteva applicarsi. Con il provvedimento, si fa insomma piazza pulita di quelle contestazioni che come un fiume in piena ogni giorno si ingrossavano sul territorio. Creando anche disparità di trattamento tra singoli uffici. L’intervento più sostanzioso proposto da Brunetta riguarda la contrattazione integrativa e i poteri manageriali affidati dalla riforma ai dirigenti pubblici: vanno esercitati da subito, dice il nuovo decreto, senza aspettare che ci sia il rinnovo dei contratti bloccati per tre anni dalla manovra correttiva dei conti pubblici. Tesi, quest’ultima, invece sostenuta dai sindacati e confermata da alcuni tribunali. Con questo chiarimento, diventerebbe immediatamente operativo l’articolo 34 del decreto legislativo 150, e dunque il capo ufficio potrà decidere come organizzare il lavoro, come gestire i dipendenti senza dover più trattare con i sindacati, a cui la riforma Brunetta riserva esclusivamente il diritto alla preventiva informazione. Una rivoluzione epocale nelle relazioni sindacali del pubblico impiego. Le nuove norme vanno a integrare, con efficacia immediata, i contratti collettivi vigenti, e questo è stato possibile grazie al richiamo agli articoli 1339 e 1419 del codice civile, scovati dagli esperti di Palazzo Vidoni come utile strumento per imporre un contenuto obbligatorio alle intese senza aspettare di doverle rinnovare. Nella partita sulla riforma, ora si attendono le valutazione e il placet di Palazzo Chigi. E la contromossa dei sindacati.

 

Estratto da ItaliaOggi del 19 Gennaio 2011